Stipsi

La stipsi dal punto di vista simbolico è la tendenza a trattenere le emozioni, la difficoltà nel lasciarsi andare.
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Stipsi
La stipsi è un disturbo che si manifesta con una scarsa o poco frequente defecazione (meno di tre volte alla settimana). La stipsi più diffusa, detta primitiva, è per lo più dovuta a un’alimentazione carente di fibra e di liquidi. La stipsi secondaria insorge in associazione a patologie intestinali, neurologiche o ginecologiche, oppure dopo interventi chirurgici.

Stipsi: che cosa vuol dire
La stipsi viene associata, dal punto di vista simbolico, alla tendenza a trattenere le emozioni e a una scarsa generosità, intesa come capacità di darsi agli altri e di lasciarsi andare. Si può dire che spesso la persona stitica è assillata da pensieri ricorrenti ai quali si sente particolarmente attaccata: come gli escrementi sono materiale divenuto inutile, così i pensieri ossessivi non svolgono più alcuna funzione positiva. Simbolicamente la stipsi “mima” dunque questa incapacità di separarsi da contenuti emotivi e mentali ormai superati. Solitamente l’affettività della persona stitica è bloccata e il “possesso” è l’unico suo modo di essere in rapporto con il mondo. Spesso inoltre gli escrementi rappresentano tutte le fantasie più “sporche”, proibite e trasgressive, da occultare a tutti i costi, a noi stessi e agli altri. In questo senso si comprende l’acuirsi della stipsi in occasioni di vita comunitaria (per esempio in barca, oppure in un appartamento che si divide con altri): ciò che blocca l’intestino, in questo caso, è il timore che gli altri possano anche lontanamente intuire tutti i lati più ombrosi della nostra personalità. È anche possibile leggere la defecazione in analogia con il partorire, in quanto funzione “produttiva”. In tal senso la stipsi appare come una rinuncia a “partorire”, a portare fuori parti proprie che si credono incomprensibili dal mondo circostante. Così la persona si chiude e si nega la possibilità di mantenersi in contatto con il mondo.

La stipsi cronica.
La difficoltà di evacuare, cioè di liberarsi di qualcosa che ha già svolto la sua funzione all’interno del corpo e ora dovrebbe essere riportato nell’ambiente, ha senz’altro molte implicazioni simboliche. Tra le più immediate c’è il tentativo di trattenere il più a lungo possibile ciò che il soggetto sente appartenergli, possono essere oggetti, situazioni, persone. La relazione con il mondo viene prevalentemente interpretata in termini quantitativi e tangibili: è la sostanza che conta, ciò che si può toccare. Spinta agli estremi, la mentalità dello stitico può essere riassunta nell’espressione: “esisti in quanto possiedi”. Lo stesso atteggiamento messo in atto dal corpo si riscontra in svariati ambiti di vita, per esempio, nelle relazioni, nel lavoro, negli affetti. Quanto più grave è la sintomatologia, tanto più radicata è la paura che, lasciando andare qualcosa di sé e rinunciando al possesso e allo stretto controllo di una propria parte, si possa perdere anche se stessi. Spesso la persona stitica è molto avara.

–La stipsi saltuaria. Molto spesso questa forma lieve ma fastidiosa di stitichezza si manifesta in periodi di rapidi mutamenti di ambiente (per esempio un viaggio), ed è in parte riconducibile all’esigenza di un adattamento dell’intestino a orari, alimenti, climi e situazioni emotive nuove. Ma potrebbe anche capitare che la stipsi si presenti periodicamente, di preferenza in relazione a certi eventi, che possono variare da soggetto a soggetto.
Per esempio, in alcune donne essa può verificarsi in concomitanza con il ciclo mestruale, oppure può essere presente solo in certe stagioni o in certi luoghi (in vacanza, in trasferta lavorativa, in albergo ecc.). La necessità di “non lasciarsi andare” in queste circostanze può avere naturalmente diverse ragioni. Di solito rappresenta:
–il tentativo di ergere una difesa, in situazioni nelle quali si percepisce l’ostilità dell’ambiente. Non “ci si fida”, e quindi si cerca di esercitare un controllo su tutto ciò che avviene e, nello stesso tempo, si cerca di “trattenere” tutte le forze a disposizione;
– una predisposizione, in determinati frangenti, a reagire trattenendo, non lasciando emergere,  non esplicitando in modo concreto e finalizzato le proprie impressioni o emozioni.
Questo atteggiamento viene accentuato quando il soggetto si trova in un ambiente nuovo, dove le sue capacità di adattamento vengono messe alla prova, o in una situazione di prolungato disagio.

Stipsi: chi è più a rischio
-Persone che nell’alimentazione non assumono regolarmente la giusta quantità di fibre, frutta, verdura e acqua, e che non ne compensano la mancanza con integratori alimentari.
-Persone diffidenti verso gli altri, che non si lasciano mai completamente andare e fanno fatica a darsi in modo spontaneo nei rapporti, mantenendo sempre una parte di sé al sicuro, nascosta da possibili giudizi e critiche.
-Persone che vivono da un po’ di tempo in un ambiente (lavorativo, familiare ecc.) che percepiscono come ostile e dal quale cercano di rendersi indipendenti, in modo da non dover chiedere niente e ridurre i contatti. Così facendo mettono in atto una forma di difesa, di salvaguardia di se stessi da questo contesto vissuto come “nemico” e pericoloso.
-Persone testarde, ordinate, pignole anche nelle piccole cose del quotidiano, e con tendenza ad accumulare (affetti, cose materiali, denaro, riconoscimenti) senza poi “spendere” per sé o per gli altri.

Suggerimenti per la cura della stipsi

In caso di stipsi ostinata e prolungata nel tempo è importante sottoporsi ad accertamenti clinici. Inoltre, si consiglia di:
- privilegiare nella dieta cibi contenenti fibre grezze, verdura, frutta fresca o secca, e assumere maggior quantità di acqua e liquidi (succhi, centrifugati, tisane).
- Consumare giornalmente fermenti lattici vivi che riequilibrano la flora intestinale regolarizzandone le funzioni.

Prendere consapevolezza del proprio atteggiamento interiore e del modo di porsi con gli altri aiuta a comprendere quali sono i punti deboli e sui quali intervenire. Se il problema è un’eccessiva “gelosia” per i propri sentimenti e le proprie cose e il timore di mostrarli agli altri, è necessario imparare a lasciarsi andare, soprattutto nelle manifestazioni di generosità (materiale e affettiva). Ciò ha un effetto non solo psicologico, ma anche fisico: può aiutare a rilassare la muscolatura, in particolare quella addominale, e a contrastare la resistenza a lasciare andare il contenuto intestinale.

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