Ipertensione arteriosa

L'ipertensione arteriosa colpisce soggetti che tendono a tenere le proprie emozioni sotto controllo.
Ipertensione arteriosa

Ipertensione arteriosa: che cos’è

L’ipertensione arteriosa è un aumento anomalo della pressione con cui il cuore pompa il sangue nell’aorta e di conseguenza in tutto l’organismo. La pressione arteriosa presenta due valori: quello sistolico (la cosiddetta massima) e quello diastolico (la minima). La prima in un adulto sano può variare dai 115 ai 140 mm di mercurio, la seconda tra i 70 e gli 85-90. Nel 95% dei casi di ipertensione arteriosa non c’è una causa evidente, anche se lo stress, l’ansia, lo stile di vita e l’alimentazione giocano un ruolo determinante. In una piccola parte (5%) essa è dovuta a malattie di tiroide, rene e surrene. Quasi sempre non ci sono sintomi e il riscontro è occasionale, eccetto che per improvvisi sbalzi o picchi (valore sistolico oltre i 160) che provocano cefalea, disturbi visivi e senso di stordimento. Curarla è fondamentale per prevenire malattie cardiovascolari anche molto gravi.

Ipertensione arteriosa: che cosa vuol dire

La parola chiave per comprendere la dimensione simbolica dell’ipertensione è “controllo” o, meglio ancora, “ipercontrollo”. Gli ipertesi infatti hanno in comune una caratteristica evidente: uno spiccato bisogno di “gestire” le proprie emozioni, secondo differenti modalità. Possono negarle (per esempio sono soliti dire di star bene quando in realtà stanno male; oppure attribuiscono ad altri la propria ansia non riconosciuta), filtrarle con la razionalità (per esempio invece di dire: «Ti voglio bene», utilizzano frasi del tipo «Ti stimo molto, ti apprezzo»), banalizzarle (spesso definiscono “paturnia” un problema di una certa entità oppure cercano di confortare chi ne soffre con un «Ma sì, cosa vuoi che sia!»).

Ciò predispone la persona all’ipertensione secondo il seguente meccanismo: per poter controllare maggiormente la realtà, il cervello ha bisogno di una quantità maggiore di ossigeno e di energie e il cuore deve pompare il sangue con maggior forza (cioè sviluppando una maggior pressione).
Al contempo, lo stato di allerta porta a una contrazione cronica delle arteriole periferiche, creando così una maggiore resistenza al fluire del sangue ai tessuti e dunque chiedendo anche qui al cuore di sviluppare una pressione maggiore. Il grande fantasma di chi soffre di ipertensione è la paura, una paura profonda e antica del vuoto, perché nel vuoto (nei silenzi, nelle pause ecc.) possono emergere emozioni che si fatica a controllare. Paura dunque di lasciarsi andare, di commuoversi, di contattare l’interiorità.
L’iperteso testimonia un approccio “maschile” alla realtà, predilige l’attività alla passività e appare come un soggetto “sanguigno”, cioè caratterizzato da una forte carica vitale, superiore alla media, che proprio per questo deve essere gestita.  Queste caratteristiche sono di solito a tutto campo e si rintracciano spesso anche nella sessualità, dove la persona tende a non abbandonarsi durante il rapporto ma, per esempio, dopo aver fatto l’amore, evita il relax e le coccole, alzandosi rapidamente dal letto per riprendere subito le redini della situazione e tornare alle sue consuete e rassicuranti attività.

Ipertensione arteriosa: chi è più a rischio

Rischia l’ipertensione chi ha almeno tre fra le seguenti caratteristiche:

-tendono a un attivismo continuo;

-reagiscono con l’azione alle difficoltà della vita e ai problemi psicologici;

-sono legate ad aspetti pragmatici e concreti dell’agire;

-nascondono le proprie emozioni: cercano di non commuoversi anche quando sono da soli e fanno fatica a dire “Ti amo” e a usare altre espressioni sentimentali/affettive, privilegiando azioni simboliche;

-le loro scelte sono spesso, immediate, a sorpresa: se decidono di fare una cosa la fanno, la portano a termine e poi considerano la cosa “superata”. A volte ciò si traduce in un atteggiamento compulsivo: se sentono di voler (o di dover) fare qualcosa, devono farla subito e devono concluderla in modo ben definito;

-nei rapporti si aprono completamente, oppure si chiudono totalmente: evitano le sfumature e le atmosfere indefinite. La modalità “tutto o niente” si presenta anche quando cambiano idea su persone e situazioni.

Ipertensione arteriosa: suggerimenti per la cura

Per far fronte all’ipertensione, da un punto di vista psicosomatico, un cambio di atteggiamento mentale può portare a un miglioramento netto nei valori della pressione; in alcuni casi, la patologia può addirittura scomparire completamente.

I punti centrali di questo approccio sono:
1) imparare a lasciarsi andare alle emozioni e all’espressione dei sentimenti;
2) delegare più spesso agli altri una parte delle responsabilità e degli oneri;
3) concedersi momenti di passività e di relax fini a se stessi, e sufficientemente lunghi, non piccoli ritagli compressi all’interno di un attivismo esasperato.

L’iperteso è persona sanguigna e passionale che ha soltanto bisogno di comprendere che è possibile lasciarsi andare e che non accade nulla di catastrofico se si molla per un attimo la presa sulla realtà e si lascia percepire agli altri la propria sfera emotiva. L’impegno sta quindi nel rendersi consapevolmente disponibili a situazioni di questo tipo; una volta che questa rigidità si sblocca, ci si sentirà più liberi. È a questo punto che possono essere utili tutte quelle tecniche, psicologiche o corporee, che favoriscono una maggiore cedevolezza ed elasticità.

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