L’uso abituale di alcune spezie, secondo recenti studi, potrebbe aiutare a vivere più a lungo, se associato a uno stile di vita equilibrato
Sempre più spesso si sente parlare delle straordinarie proprietà delle spezie le cui caratteristiche non sono ancora del tutto note. Qualche tempo fa, una ricerca dell’Università della California aveva indagato gli effetti dell’uso periodico nella dieta del peperoncino e della paprika rispetto ad altre spezie. Gli studiosi avevano riscontrato che queste due spezie avevano la capacità di bloccare il recettore del dolore aumentando quindi indirettamente le possibilità di sopravvivenza e longevità di circa il 14 per cento nella popolazione esaminata. La soglia del dolore, infatti, tende ad abbassarsi con l’avanzare dell’età e questo può essere causa di complicazioni e di morte anche per via dei farmaci che vengono impiegati per ridurre il dolore, come gli oppiacei e i loro derivati.
Più di recente, uno studio pubblicato dal British Medical Journal su un campione di mezzo milione di cinesi osservati per sette anni consecutivi, ha confermato che un frequente consumo di cibi speziati (soprattutto peperoncino fresco ma non solo) è associabile a una maggior aspettativa di vita. Basterebbe quindi aggiungere qualche spezia ai nostri piatti per vivere più a lungo? Come fa notare Alessia Pascale, professoressa di Farmacologia al Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Pavia i dati delle ricerche fatte finora sono ancora preliminari e riguardano quasi sempre popolazioni con abitudini diverse dalle nostre.
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Un dato va sottolineato: quasi tutte le ricerche condotte fino a questo momento non si sono concentrate sulle spezie “intere”, ma sui principi attivi che rappresentano solo una parte della spezia stessa. Negli ultimi anni, più di 8 mila articoli scientifici hanno avuto ad esempio come oggetto la curcumina, il principio attivo della Curcuma: in una recente ricerca si è osservato un miglioramento della memoria in anziani che avevano assunto, per un mese, 80 mg di curcumina al giorno. Considerato che un cucchiaio di curcuma (la polvere che si ottiene dalla radice di Curcuma longa) contiene pochissimi grammi di curcumina, è evidente che per potere raggiungere le dosi impiegate nello studio dovremmo mangiare ogni giorno quantità di spezie alle quali non solo non siamo abituati, ma che non sono usate nemmeno nella preparazione di piatti di altre tradizioni. Sicuramente i principi attivi di alcune spezie, hanno grandissime potenzialità ma quello che, almeno per ora, ci possiamo aspettare utilizzandole in cucina è un beneficio indiretto: migliorando l’appetibilità dei cibi ci possono aiutare a ridurre l’apporto di sale nella dieta e a ridurre lo stato di infiammazione cronico da cui derivano molte malattie metaboliche ma anche le sindromi dolorose croniche.