Glicemia, in estate tienila a bada così
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Glicemia, in estate tienila a bada così

Col caldo è facile eccedere con i cibi che alzano la glicemia e provocano un superlavoro del pancreas, con conseguente accumulo di grasso: ecco le contromisure

In estate è facile mangiare in maniera disordinata, ma così la glicemia si impenna e il pancreas rischia di andare in tilt, provocando gonfiori e indebolimento. La maggior parte dei carboidrati introdotti nell’organismo viene scomposta fino a ottenere glucosio, che entra nel sangue facendo innalzare la glicemia per essere usato dai muscoli come fonte di energia di pronto utilizzo. La concentrazione di glucosio nel sangue si chiama appunto glicemia e si misura in mg/dl. Il livello normale di glicemia a digiuno in un individuo sano oscilla fra i 60 e i 110 mg/dl. È fondamentale mantenere un adeguato livello di questo valore, per fornire al cervello l’energia di cui ha bisogno.

Indice dell'articolo

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Evitare i picchi insulinici

I cosiddetti “picchi insulinici”, determinati dall’aumento della glicemia, si verificano quando una forte quantità di insulina viene introdotta nel sangue come risposta a un brusco innalzamento del livello di glucosio. Quando nel sangue circola un sovraccarico di insulina, aumenta la trasformazione del cibo in strati adiposi e diminuisce la capacità di “sciogliere” i grassi depositati allo scopo di produrre nuova energia. I picchi glicemici e i conseguenti picchi insulinici favoriscono dunque il sovrappeso, creano le condizioni per uno stato di infiammazione cronica che a sua volta stimola l’aumento del numero di adipociti (le cellule del tessuto adiposo) aumentando il rischio di sindrome metabolica, ovvero la compresenza di glicemia alta, livelli di colesterolo buono inferiori a 50 mg/dl, pressione sanguigna alta e circonferenza della vita che cresce troppo...

Anche il colesterolo si impenna

Quando viene liberata insulina in grandi quantità si promuove anche la produzione del fattore di crescita cellulare IGF-I e nelle donne di testosterone, che è correlato al rischio di tumore alla mammella. Non solo: quando consumiamo troppi zuccheri le cellule del pancreas iniziano a secernere l’insulina, che ha il compito di ridurre proprio i livelli ematici di zuccheri. Ma l’ormone, attivando una reazione a catena, agisce su un particolare enzima, che innesca la produzione di colesterolo endogeno nel fegato, lo stesso enzima su cui agiscono, inibendolo, anche le statine.

Tieni bassa la glicemia a tavola

Fare ricorso all’indice glicemico degli alimenti permette di ridurre gli effetti nefasti sulla glicemia prodotti dai carboidrati raffinati (pane, pasta, cereali bianchi, dolci e alcuni vegetali). L’indice glicemico o IG è un parametro utile a misurare quanto un certo cibo incrementi i livelli di glucosio nel sangue, posto che 100 è l’IG di un cibo al suo massimo (quello tipico del glucosio puro). Su questa base si sono formate delle scale sulle quali abbiamo al gradino più basso i cibi a basso IG (fino a 35) da consumare senza problemi, poi a seguire quelli a IG medio (fra 35 e 50) infine all’apice quelli sopra 50 (a IG elevato). L’aumento della glicemia dopo il consumo di un determinato cibo oltre che dall’IG dipende anche dalla quantità di cibo mangiato: è il carico glicemico. Quest’ultimo si calcola facilmente moltiplicando l’IG per i grammi di carboidrati diviso 100. Per esempio le carote bollite hanno 90 IG e 8 g di carboidrati. Quindi 100 g di carote hanno un carico glicemico pari a 90 x 8/100 = 7,2. Per evitare troppi zuccheri, il carico glicemico non deve essere superiore a 10.

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