Effetto placebo, nuove conferme
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Effetto placebo, nuove conferme

Due studi indicano che il "farmaco finto" agisce anche se il paziente sa che cosa sta prendendo. E se crede che costi molto, funziona anche meglio

Il già complesso fenomeno del placebo, ovvero il farmaco  “finto” si arricchisce di nuovi dati in merito. Alcune novità provengono dai risultati di una ricerca pubblicata recentemente sulla rivista Pain da un gruppo guidato da Claudia Carvalho, dell’Instituto Universitario de Ciencias Psicologicas, Sociais e da Vida di Lisbona, che hanno evidenziato come il placebo abbia degli effetti anche quando il paziente è messo a conoscenza del fatto che la sostanza che gli è stata somministrata  non ha alcun potere farmacologico. Gli altri dati, invece, provengono da un altro gruppo di ricerca, del Pain Genetics Lab Department of Psychology della McGill University di Montreal, che ha pubblicato i risultati sulla rivista scientifica del medesimo dipartimento universitario: questi dati mostrano che con il passare degli anni il placebo ha avuto un aumento di efficacia, almeno per quanto riguarda il trattamento del dolore.

Il placebo funziona soprattutto contro il dolore

La ricerca condotta da Claudia Carvalho e da altri esperti, tra cui Ted Kaptchuk dell’Harvard Medical School di Boston, è stata condotta su 80 persone affette da mal di schiena cronico  o ricorrente, che sono state divise in due gruppi: uno assumeva solo farmaci antinfiammatori e antidolorifici, l’altro, in aggiunta agli altri farmaci, assumeva anche placebo sotto forma di pillole (sul flacone era riportato “Pillole placebo, assumerne due al giorno”). Con grande sorpresa dei ricercatori è emerso che il primo gruppo di pazienti ha ottenuto una riduzione del 9 per cento del dolore di base, e nessuna riduzione della disabilità, mentre il secondo gruppo, ha mostrato un’ulteriore significativa riduzione sia del dolore di base sia della disabilità.

La forza della speranza vince il dolore

Come è possibile che per il nostro cervello le effettive azioni di quello che assumiamo non siano determinanti ai fini della guarigione? I dati neurofisiologici finora raccolti indicano che, almeno per il dolore, il placebo non è per niente, da un punto di vista neurofisiologico, un intervento “inerte”. Insomma in qualche modo la speranza o “la convinzione” che quella pillola anche se non è un farmaco ci possa aiutare è sufficiente ad attivare i circuiti cerebrali responsabili della riduzione del dolore. È importante tuttavia sapere che affinché un placebo funzioni, conta molto il rapporto tra il medico e il paziente all’interno del quale avviene il trattamento: più questo rapporto è “caloroso” più il paziente si fiderà del medico e delle sue prescrizioni, anche quando il medico deciderà di sostituire il farmaco abituale con un placebo.

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